Origini della Stregoneria

Le leggende dicono che la Stregoneria nacque 35.000 anni fa. Trentacinquemila anni fa l’uomo paleolitico dipendeva dalla caccia per la propria sopravivenza. Solo con un buon bottino poteva esserci cibo per sfamarsi, pelli per riscaldarsi e riparasi, ossa da forgiare in utensili e armi. In questi giorni l’uomo credeva in una moltitudine di Dei. La natura imperava. Dal terrore e dal rispetto per il vento impetuoso, il lampo accecante e il torrente scrosciante. L’uomo attribuì a ciascuno di questo elementi uno spirito, trasformandolo in una divinità.. un Dio. Questo è ciò che viene chiamato animismo. Un Dio controllava il vento, un altro il cielo, un altro ancora le acque. Ma prima di ogni altra cosa , un dio controllava l’importantissima caccia ..un Dio della Caccia. La maggior parte degli animali cacciati aveva le corna, quindi l’uomo raffigurò anche il Dio della Caccia con le Corna. E proprio in questo periodo che la magia mosse i suoi primi passi insieme con quelli della religione. Le prime forme di magia erano probabilmente di natura simpatica. Cose simili, avevano effetti simili : il simile attira il simile. La Vecchia Religione non è basata sul dogma o su un

sistema di credenze, né su scritture o su un libro sacro rivelato da un grande profeta. La Stregoneria trae i suoi insegnamenti dalla natura e l’ispirazione dai movimenti del sole, della luna e delle stelle, dal volo degli uccelli, dalla lenta crescita degli alberi e dai cicli delle stagioni.

Il rituale magico – religioso nacque quando uno degli uomini delle caverne indossò una pelle e una maschera con corna ramificate e recitò la parte del Dio della caccia, guidando l’attacco.

Insieme al Dio della caccia c’era anche una Dea, e benché non ci sia dato di sapere chi viene per primo o se la loro evoluzione fu parallela , tale priorità e del tutto irrilevante, se c’erano animali da cacciare, allora dovevano essere fertili. Se la tribù doveva sopravvivere ( e c’era un altro tasso di mortalità) allora l’uomo doveva avere la capacità di procreare. Anche in questo caso la magia simpatica svolse il suo ruolo. Vennero fatti nodelli d’argilla degli animali che si accoppiavano, e in un rituale di accompagnamento i membri della tribù si univano.

La donna dava alla luce e nutriva la prole. La Dea era la sua rappresentante, colei che vede e provvede; Madre Natura o Madre Terra.

Con lo sviluppo dell’agricoltura crebbe l’importanza della Dea. Adesso vegliava sulla fertilità dei campi cosi come su quella della tribù e degli animali. L’anno, quindi, risultava naturalmente diviso in due metà. In estate ci si occupava della coltivazione, quindi la Dea predominava; in inverno l’uomo doveva ricorrere alla caccia, e in questo periodo era il Dio a regnare. Le altre divinità – del vento, del fuoco, del lampo ecc scivolarono lentamente in secondo piano, assumendo un’importanza secondaria.

Coloro che possedevano un potere interiore impararono che aumentava quando lavoravano insieme. Mentre gli insediamenti isolato crescevano e si trasformavano in villaggi, gli sciamani e le sacerdotesse univano le loro forze e condividevano il oro sapere: si formarono le prime congreghe. Sentendosi profondamente in sintonia con la vita vegetale e animale che li circondava, smisero di cacciare e cominciarono ad addomesticare e quindi allevare pecore, capre, mucche e maiali prendendoli dal mondo selvaggio. I semi non venivano più solamente raccolti, ora venivano piantati e lasciati germogliare. Il Cacciatore divenne il Signore del Grano, veniva sacrificato in autunno, al tempo del raccolto, poi veniva seppellito nel ventre della Dea e rinasceva nuovamente in primavera. La Signora della Natura Selvaggia divenne la Madre dell’Orzo e i cicli della Luna e del Sole cominciarono a scandire i tempi della semina, del raccolto e del pascolo.

Via via che l’uomo evolveva, anche la religione si trasformò, lentamente e in modo naturale, in culto vero e proprio. L’uomo comincio a diffondersi in tutta Europa, portando con se gli Dei. Con la nascita dei diversi paesi, al Dio e alla Dea vennero assegnati nomi diversi. A questo punto uomo non solo aveva imparato a coltivare il cibo, ma sapeva anche come conservarlo per inverni. Quindi la caccia divenne meno importante. Il Dio Cornuto cominciò ad essere considerato più come un Dio della Natura, e un Dio della Morte e di ciò che sta oltre. La controparte femminile era ancora la Dea della Fertilità ma anche della Rinascita, perchè l’uomo aveva cominciato a credere nella vita dopo la morte. Non è difficile capire come nacque il concetto di vita dopo la morte. All’origine v’erano i sogni Quando l’Uomo dormiva, per familiari e amici era come se fosse morto. Certo, nel sonno di tanto in tanto si muoveva e respirava, ma altrimenti era privo di vita. Eppure al risveglio capitava che raccontava di essere stato a caccia nella foresta. Diceva di avere incontrato e parlato con amiche che erano realmente morti. Gli altri gli credevano , perché loro stessi avevano fatto dei sonni simili. Sapevano che non aveva messo piede fuori dalla casa, ma al tempo stesso erano certi che non mentiva. Sembrava che il mondo onirico fosse come il mondo reale. Vi erano alberi e montagne, animali e persone. Persino i defunti erano presenti, apparentemente immutati dopo molti anni dalla morte. In questo mondo altro, quindi , l’Uomo aveva bisogno delle stesse cose che usava in questa realtà. Con lo sviluppo d rituali diversi – per la fertilità, per una caccia abbondante, per i bisogni stagionali – si sviluppo necessariamente una sorta di sacerdozio: un gruppo di individui selezionati che dirigevano le cerimonie e in grado di ottenere i risultati desiderati. Queste guide, o sacerdoti e sacerdotesse, divennero noti come Wicca, ovvero i Saggi. I Wiccan (parola anglosassone che significa “piegare” o “modellare” ) non solo conducevano le cerimonie religiose, ma conoscevano le erbe, la magia e la divinazione. Per la gente i wiccan erano i plenipotenziari tra l’uomo e gli dei, ma durante le grandi cerimonie diventavano quasi degli dei.

Fu scoperto un nuovo potere , una forza che scorreva come acqua di sorgente attraverso la Terra stessa. Le sacerdotesse tracciarono a piedi nudi le linee “ley” (linee di forza della terra) sull’erba fresca. Si scopri che certe pietre aumentavano il flusso di potere: esse vennero collocate n lunghe file e in cerchi nei punti dove il potere era più grande, per segnare il passaggio ciclico del tempo. L’anno divenne una grande ruota divisa in otto parti, cioè i due solstizi, i due equinozi e i quattro punti mediani tra essi. In quelle occasioni si tenevano grandi festeggiamenti e si accendevano fuochi. Ogni rituale, ogni raggio di sole e di luna che colpiva le pietre in questi periodi pieni di potere, ne faceva aumentare la forza. Queste pietre divennero quindi grossi accumulatori di energia sottile che collegavano il mondo dell’invisibile con il mondo del visibile. Nei cerchi, accanto ai menhir, ai dolmen e alle tombe, le sacerdotesse potevano esplorare i segreti del tempo e la struttura nascosta del cosmo. Si svilupparono discipline come la matematica, l’astronomia, la poesia, la musica, la medicina e la comprensione dei meccanismi della mente umana, insieme alle tradizioni dei misteri più profondi.

Successivamente si svilupparono anche delle civiltà che si dedicavano alle arti della guerra. Gli Dei guerrieri cacciarono dalle terre fertili e dai templi i popoli della Dea, i quali si rifugiarono sulle colline e in cima delle montagne: da allora vennero soprannominati Sidhe, Pitti o Pixies, Popolo fatato o Fate. Il ciclo mitologico fu modificati per adattarsi ai valori patriarcali dei popoli conquistatori. In Grecia, la Dea, nei suoi tanti aspetti “sposo” i nuovi Dei e il risultato fu il Pantheon dell’Olimpo. Nelle isole britanniche, i Celti vincitori adottarono molte usanze della Vecchia Religione, assimilandole nei misteri dei loro Druidi.

Il popolo fatato, ancora fedele alla Vecchia Religione, allevava bestiame sulle colline e viveva in capanne rotonde scavate nella terra e ricoperte da un tetto erboso. Le madri delle tribù , chiamate “Queen of Elphame” (Regina della Terra degli Elfi), giungevano delle congreghe, insieme con il sacerdote, il Sacro Re, che incarnava il Dio morente. Questi, al termine del suo incarico, si sottoponeva a un rituale di morte simbolica. Le fate celebravano le otto feste della Ruota con festosi cortei a cavallo, cantando, intonando inni sacri e accendendo fuochi rituali. Spesso i popoli invasori si univano a loro nelle celebrazioni. Col passare del tempo le due razze si fusero tra loro e i matrimoni misti furono sempre più frequenti. Si diceva che nelle campagne molte famiglie avessero “sangue Fatato”. A quel tempo, il Collegio dei Druidi e i Collegi di Poesia dell’Irlanda e del Galles custodivano ancora gli antichi misteri.